giovedì 10 maggio 2007

MORTI DI HINA E PALMINA, UN ERRORE ACCOMUNARLE di Bruno Marchi

la Repubblica” del 1 settembre 2006

Anche la Maraini è incorsa nei soliti pregiudizi sul Sud, come avvenne all’epoca dell’omicidio della quattordicenne

Sul Corriere della Sera, del 15 agosto scorso è possibile leggere un articolo che titola “La ragazza pachistana e l’abitudine globale di perseguitare le donne”, a firma di Dacia Maraini. L’occhiello recita: “Orrori come quello di Brescia non sono esclusiva del mondo musulmano”. Si tratta di un commento a proposito dell’omicidio della giovane Hina in quel di Brescia. Il testo sviluppa un ragionamento, condivisibile, riguardante l’oppressione che molte donne, in varie parti del mondo, ancora subiscono a causa di motivi religiosi, ma non solo, con particolare riferimento alle donne musulmane. Ad un certo punto l’articolo vira sulla situazione occidentale e italiana. Cosa trova di meglio la signora Maraini, intellettuale toscana ma da anni residente a Roma, se non andare a ripescare nella sua memoria femminista il caso di Palmina Martinelli, la quattordicenne bruciata viva a Fasano di Brindisi perché, così è stato acclarato dalle indagini della magistratura, rifiutava di prostituirsi?

L’articolo prosegue con un vago accenno al delitto d’onore e con le rituali conclusioni, vagamente politicizzate.

Il perché di questo mio intervento sta tutto nella seguente perplessità: ma dal 1981, cioè in venticinque anni, in tutta Italia – considerato che la nota intellettuale teneva a questo confronto tra Islam e Occidente – davvero non si è verificato alcun fatto di cronaca nera utile alle sue argomentazioni?

Chi scrive - proprio dalla città della ragazza arsa viva - già all’epoca pubblicamente denunciò le deformazioni che i mass-media avevano operato in ragione dei soliti luoghi comuni e pregiudizi sul meridione. Ricordo, per esempio, che i servizi dei telegiornali RAI furono montati in maniera tale che della piazza di Fasano si vedesse solo lo scorcio laddove campeggiava il cartellone di un cinema a luci rosse, colpevolmente omettendo i cartelloni di altre tre sale teatrali e cinematografiche (sì, ce n’erano ben quattro, in un’epoca in cui nei paesi del comprensorio non ve n’era nemmeno una). Non fu detto che le sale cinematografiche trasmettevano film “d’essai” ed erano allestite dignitosissime stagioni teatrali a prezzi modici, così come fu taciuto che la Biblioteca Comunale contava su un catalogo di migliaia di volumi, e l’elenco potrebbe continuare.

Mi chiedo, perché andare a ripescare un fatto di cronaca risalente a un quarto di secolo fa quando, nel frattempo, purtroppo, altrettanto efferati delitti, in tutta Italia hanno visto vittime delle donne? Mi sembra che anche l’intellettuale di turno (e nel giorno di Ferragosto, si sa, è pure un po’ fastidioso essere di turno) abbia peccato in superficialità e fretta, o forse sia stata presa da una sorta di distorsione antropologica, tanto quanto capitò a giornali e televisioni, interessati com’erano a fornire un conciliante quadretto farcito di pericolose generalizzazioni e pregiudizi, del tipo mafia e spaghetti.

Certo, a Fasano i problemi all’epoca non mancavano e tuttora non mancano, lo testimoniano anche le relazioni della Commissione Antimafia di qualche anno fa. Ma da qui a lanciare la sottile idea che la città possa essere paragonata a zone del mondo molto più povere e sfortunate, nonché culturalmente differenti sebbene, naturalmente, con pari dignità e importanza, ce ne corre. Il Sud dell’Italia non è l’Islam e l’Islam non è il Sud, perché creare confusione?

Interventi come quello della signora Maraini paiono testimoniare una ancora scarsa integrazione culturale tra Nord e Sud del Paese, e allora come mai potrà essere condotta la già difficile integrazione con le altre culture che stanno avvicinandosi a noi?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo credo bene che non siano accomunabili i due casi, visto che Hina è stata realmente uccisa, mentre Palmina in realtà si suicidò (in precedenza aveva già tentato di farlo due volte), e a stabilirlo furono i giudici che assolsero i due imputati. E' incredibile come si cerchi di sfruttare il tempo trascorso per dire cose non vere nella misura in cui fanno comodo alle proprie tesi!

Anteros ha detto...

già, la Maraini....

Giovanna ha detto...

Pamlina si suicidò? Si diede fuoco dopo essersi vestita bene e messa la collana delle grandi occasioni?
Accusò due innocenti in punto di morte??
Ma siamo seri, non ci si suicida dandosi fuoco se non si Jan Palach o un bonzo.
Povera creatura figlia di una famiglia degradata, miseria ma con il tempo per fare 11 figli, nel 1981 non nel medioevo.
Un paese omertoso, una giustizia ingiusta come spesso succede, una povera creatura che ha pagato.
Mi auguro che i responsabili brucino all'inferno per tutta la loro vita eterna e che soffrano per ogni momento della loro vita terrena le pene dell'inferno.
Non mi interessa quello che dice la Maraini ma non difendiamo un paese come quello e dei delinquenti come quelli.

Anonimo ha detto...

x suicidarsi nn ci si mette un bel vestito o cosa...........la giustizia nn esiste!!!!!!!!!bastardi!!!!!!!