giovedì 10 maggio 2007

MANDIAMO I GENITORI A LEZIONE DI LEGALITÀ di Bruno Marchi


la Repubblica” del 22 novembre 2006

Se dinanzi al bullismo è evidente il fallimento della scuola, bisogno ripensare soluzioni per educare al rispetto del valore e delle leggi.

Le vicende che in queste ultime settimane vedono coinvolti adolescenti, a volte minorenni e a volte no, in azioni violente, dal cosiddetto bullismo a scuola alle esecuzioni di stampo mafioso, ci convocano ad una riflessione attenta e pacata.

La politica, nei suoi modi e tempi, tenta di arginare quello che sembra ormai essere un dilagare, non solo in Italia, di atteggiamenti e comportamenti troppo spesso ritenuti inspiegabili o, altrettanto spesso, sommariamente spiegati da psicologismi e sociologismi a buon mercato, utili a riempire una colonna di giornale o a occupare un paio di minuti in televisione.

A mio avviso di adolescenti e giovani che delinquono o che si rendono protagonisti di atti di sopraffazione e prepotenza se ne è parlato anche troppo, ma probabilmente male ed affidandosi a ricette preconfezionate. Credo che uno dei cuori del problema sia quello più strettamente trans-generazionale, nella misura in cui il passaggio, antropologico e psicologico, da una generazione all’altra, di una cultura violenta, non tanto nei comportamenti manifesti bensì in quelli paludati sotto forma di competitività, arrivismo, affermazione personale, rampatismo, e chi ne ha più ne metta, sia un ineludibile asse di considerazione.

A questo proposito basti pensare ai notevoli danni che la scuola, suo malgrado e malgrado l’onesta buona volontà della maggior parte degli insegnanti, ha cagionato con quella sorta di aziendalizzazione degli apprendimenti, un mercato delle vacche, che è la riforma cosiddetta Moratti.

Ma il male di vivere (o il vivere male) di questi nostri malandati tempi riguarda, ovviamente, anche un altro centro vitale della nostra esistenza: la famiglia. Anche lì, sempre più spesso, si assiste alla perdita del timone, alla difficoltà a tenere dritta la barra lungo un percorso che è sicuramente irto di scogli e di sforzi per superarli. Anche lì si cade facilmente preda dei vizi appena elencati, dalla competitività al rampantismo, con la scusa che i figli “so’ piezz’ e core” e che, pertanto, sono da proteggere a tutti i costi con il ragionevole dubbio che questi costi, a volte, siano inaccettabili compromessi sicuramente non richiesti dai giovani.

L’imbarazzo, in questo momento, è pressoché totale perché il rischio di cadere (o di essere già caduto) nello psicologismo e nel sociologismo a buon mercato è elevato. Pertanto, avanzo un’idea che, se realizzata, potrebbe affiancare le iniziative che si stanno per intraprendere a livello nazionale e locale.

Si tratterebbe di realizzare una scuola vera e propria per madri promotrici di eticità e legalità . Questo nella considerazione che i messaggi formativi più efficaci sono in grado di trasmetterli proprio le donne ai loro figli. Il legame che si concretizza tra madre e figlio è inscindibile e saldo, l’attaccamento che ne deriva potrebbe essere una risorsa di rilancio della convivenza civile e democratica da non trascurare, a mio avviso, oltre che il mezzo principale che consente un sano sviluppo psichico al bambino. Senza precipitare nel “mammismo”, ritengo sia importante che le madri, soprattutto coloro che non hanno avuto relative occasioni di studiare e crescere in un contesto culturalmente valido, siano informate e formate all’etica e alla legalità, convinto come sono che la loro crescita culturale, generale e specifica, possa avere una ricaduta positiva sullo sviluppo psicologico e sociale dei figli.

Del resto la centralità della donna nella nostra società, il suo modo di vedere e pensare alle cose, anche in politica e nell’economia, è un dato di fatto diffuso e imprescindibile che dovrebbe essere ancor più esaltato e valorizzato come focus di un serio intervento psicosociale di comunità.

Nessun commento: