giovedì 10 maggio 2007

I GIOVANI AD ALTA VELOCITÀ E LA NUOVA PAURA DI VIVERE di Bruno Marchi

la Repubblica” del 14 agosto 2005

Le cronache forniscono il bilancio quotidiano di stragi, ma i ragazzi girovaghi della notte denunciano malesseri che sono epocali.


La cronaca di questi giorni riporta gravi notizie di giovani morti sulle strade a causa dell’alta velocità o perché coinvolti in risse fuori dalle discoteche. La reazione a questi tragici eventi dovrebbe andare oltre il pur sentito cordoglio e l’onesta preoccupazione collettiva, cercando di interrogarsi sui cambiamenti di questi ultimissimi anni. Una tra le chiavi di lettura possibili, secondo me, è quella di considerare lo sviluppo selvaggio e senza regole del turismo o delle attività ad esso collegate, come fosse una cartina tornasole del livello di sviluppo sociale raggiunto.

In Puglia di turismo ve n’è ben poco, se si pensa che questa attività contiene, in nuce, l’idea dell’accoglienza e dell’ospitalità, del riposo e dello scambio culturale con i “forestieri”. Il nostro turismo molto spesso si traduce in attività votate a “bruciare” nel giro di quaranta giorni estivi le risorse disponibili e la relativa offerta, per incassare quanto più possibile. Il risultato è una massificazione e stratificazione “turistica” che procura vertigini ai più, in particolar modo ai giovani e giovanissimi, ai quali pare che, in questa “quaresima” al contrario, debbano far tutto e subito. Soprattutto tirar tardi la notte, sino al mattino, con quello che comporta in termini di stravolgimento del ritmo psico-biologico del sonno e della veglia, nonché dell’uso di sostanze per riuscire a stare svegli quali bevande a base di caffeina o, peggio, alcol e droghe. L’alta velocità è, spesso, una conseguenza di ciò.

Questi “girovaghi della notte”, sono prigionieri della loro stessa ritualità che, vista la diffusione del fenomeno, ormai ha perso la sua primigenia caratteristica di trasgressione per coniugare, piuttosto, un modello di vita consumato e abusato. Ragazzi e ragazze, anche minorenni, si sentirebbero fuori dal giro se uscissero di casa alle nove di sera per far rientro a mezzanotte, “proprio quando ha inizio la vita”, ti dicono. La notte, è ormai di massa, oggetto di consumo che non ha più il fascino della quiete che favorisce la riflessione e l’interiorizzazione. E’ diventata un non luogo per randagi che vagano per le vie dei centri storici non più deserti, tra un panino e una birra, tra un fornello pronto e una gelateria, dove volgarità e sguaiataggine non mancano, in nome di uno sviluppo turistico che ha tutta l’aria di essere una involuzione, una sorta di imbarbarimento, perché senza regole, senza cultura e senza ritegno. Bancarelle, pub, pizzerie, negozi di souvenir e artigianato, coprono la storia e la cultura dei paesi a “vocazione turistica”, e invadono la domesticità di quanti vi abitano e lavorano per il resto dell’anno. Frotte di turisti e “forestieri” che producono sporcizia e rumori molesti, che fanno precipitare la qualità della vita in genere e delle vacanze in particolare. Pertanto, Ostuni, Martina Franca, Trani, Peschici, Otranto come Rimini, Ibiza, Creta e Sharm el Sheik: enormi suk, anonimi e tristemente omologati dalla globalizzazione che cancella la memoria dei luoghi, trasformando la storia e la cultura in una appiccicosa melassa occidentale e consumistica.

I comportamenti di questi ragazzi, però, qualcosa ce lo mandano a dire. Probabilmente, segnalano il disagio che deriva dalla paura di vivere in una società dal futuro offuscato dalle minacciose nubi della precarietà lavorativa, della guerra, del declino ambientale. Problemi che da sempre le nuove generazioni avvertono, grazie alla loro sensibilità, e che da sempre segnalano agli adulti. In questi ultimi anni, però, sembra che i giovani abbiano rinunciato alla trasformazione, arrendendosi all’ideologia dei consumi o aggrappandosi ideologicamente ai valori preconfezionati delle, poche, chiese non ancora crollate. Nonostante ciò, non perdiamoli di vista e veicoliamo verso loro tutte le risorse culturali e formative possibili, cercando, fino a quando saremo i loro adulti di riferimento, di realizzare un ambiente di vita meno vorace e più attento alle regole.

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