giovedì 10 maggio 2007

LE PERIFERIE ABBANDONATE E LE FINTE LUCI DELLA METROPOLI di Bruno Marchi

la Repubblica” del 13 gennaio 2005

In questi giorni riempiti dai saldi, dal pallone e dal teatrino della politica una bimba è morta di stenti nel degrado

“Il re è nudo!”, disse il bambino alla mamma e tutti risero dell’imperatore.

“Il re è nudo!” verrebbe da ripetere oggi, ma non c’è niente da ridere.

Già, la drammatica vicenda della bambina morta di stenti, in una delle tante periferie del mondo, questa volta localizzata a Bari, costringe, alla fioca luce della nostra coscienza civica, ad un riflessione amara e quanto mai vera: il degrado è sotto gli occhi di tutti, non distante dalle vetrine del centro e dagli addobbi natalizi, anzitempo sostituti dalle maschere di Carnevale, così producendo un’orribile effetto estetico e culturale. Tutti conosciamo lo stato d’abbandono delle periferie, dalle quali quotidianamente, come falene, migrano verso il centro frotte di adolescenti, attratti dalle “luci della città” e che indossano imitazioni di capi d’abbigliamento o di scarpe o di occhiali da sole. Tutti vagamente percepiamo che quella roba taroccata è voglia di omologazione ai consumi e, contestualmente, frustrazione per la consapevolezza che è sempre più arduo farcela. Ma, nonostante questa nostra blanda presa di coscienza, non ci smuoviamo dall’omertoso silenzio che, anzi, di fronte alla povertà ed alla disoccupazione, di fronte ai bambini abusati e maltrattati, di fronte alla delinquenza minorile ed alla tossicodipendenza, di fronte alla devianza ed alla malattia mentale, aumenta d‘intensità. Un silenzio mortale ed assordante, in questi giorni riempito di saldi e di “ripresa dei consumi” ed in altri momenti occupato dal pallone o dal teatrino della politica “porta a porta”, ci opprime.

Nel frattempo, si accumulano i fascicoli, civili e penali, presso i Tribunali per i Minorenni, per cui occorre attendere, molto spesso, mesi per un provvedimento che quando arriva magari non serve più a nulla, avendo mancato il “tempo giusto”. Nel frattempo, le finanziarie di questi ultimi anni hanno costantemente eroso, fino all’osso, le spese relative ai servizi sociali, riducendo gli stanziamenti alle attività di prevenzione e cura del disagio, nonché impedendo nuove assunzioni di assistenti sociali, educatori e psicologi. Nel frattempo, l’università boccheggia laureando figure professionali che non hanno sbocchi occupazionali certi. Nel frattempo, in Regione s’è sprecato tempo, anni, per la stesura di un risibile piano delle politiche sociali, così come ora se ne sta sciupando per il licenziamento dei regolamenti attuativi da parte della competente commissione. Nel frattempo, infine, i Comuni sono poco più che all’anno zero nella formulazione dei Piani di Zona ai quali tutti sembrano attribuire virtù taumaturgiche ma che, se non saranno sostenuti da significative capacità umane e professionali, oltre che politiche e culturali, ben poco potranno contro lo tsumani sociale che ci sta travolgendo.

A cosa serve a piangersi addosso? A chi è utile scandalizzarsi? Forse ai giornali ed alle televisioni, che così aumentano vendite ed ascolti, forse a chi non è addetto ai lavori. Ma agli altri, operatori e cittadini in difficoltà, cioè a chi “ci sta in mezzo”, resta poco da dire se non: “Il re è nudo!”.

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