Inviato a “
di Bruno Marchi
In tante città italiane, anche pugliesi, sono in aumento i comportamenti suicidari tra gli adolescenti, così come gli episodi che denunciano la loro aumentata fragilità, compresi gli atti del cosiddetto bullismo. Gli interrogativi e le, seppur parziali, risposte che si possono articolare sono tra i più vari. Molto è stato detto e molto si dirà, e ciò non assicura che contribuirà ad una riduzione del fenomeno. Eppure bisogna parlarne per occuparsene, bisogna comprendere per cambiare.
Il piano di riflessione, pertanto, non può che essere il punto di incontro tra aspetti sociali (per cui, anche economici e culturali) e psicologici (per cui, anche psicopatologici).
Pare si sia persa la capacità contenitiva e, in fondo, regolativa della crescita degli adolescenti: ecco, tra le tante, quale potrebbe essere una causa della fragilità emotiva dei nostri ragazzi.
Nel passato le istituzioni (lo Stato, la scuola, la famiglia e
Oggi, invece, tra bulli e pupe televisive e reali, tra genitori che picchiano insegnanti per un cellulare, tra omofobie e sessualità spesso solo apparentemente ben definita, tra concorsi per fare la velina o per essere eletta miss di quartiere, il patto tra famiglia e realtà sociale si è frantumato. Ogni istituzione ha i suoi bei problemi ed in questo loro lento e inesorabile sfaldamento, per evitare il quale la soluzione pare essere quella di erigere muri ideologici o provvedimenti d’urgenza, agli ultimi posti viene relegato ciò che, probabilmente, alle ragazze e ai ragazzi servirebbe davvero: l’ascolto.
La mia sensazione è che ascoltiamo molto poco gli adolescenti, diamo alle loro esigenze emotive troppo poco spazio. Anche quando ciò dovrebbe essere una funzione istituzionale, accade che l’ascolto sia offerto in condizioni di fortuna (basti pensare alla sede del Tribunale per i Minorenni di Bari) o insufficienti (mi riferisco al fin troppo scarso numero di psicologi impegnati nelle scuole). Ascoltare davvero gli adolescenti significherebbe mettere in moto una dinamica di crescita non più legata ai modelli educativi del passato, che ormai e, in parte per fortuna, non ci sono più, bensì al diritto di ogni ragazzo di trovare una salda cornice affettiva di riferimento con la quale confrontarsi.